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Letteratura giapponese: 35 titoli per appassionati e neofiti

Dalla Storia di Genji alle opere contemporanee, la nostra selezione di titoli e autori per scoprire la letteratura giapponese.

letteratura giapponese

Il Giappone è un paese che suscita emozioni forti. Di solito piace o non piace, ma in quasi tutti, anche in quelli che non ne sono attratti, risveglia una certa curiosità. Nel suo intreccio di passato e presente, di antico e di nuovo che si rincorrono senza che mai uno dei due abbia la meglio sull’altro, in una costante ricerca del dettaglio e della bellezza, c’è il fascino di una cultura che resta misteriosa, per tanti aspetti, eppure sempre capace di stupire. Se manga e anime hanno avvicinato parecchie generazioni alla produzione culturale nipponica, oggi anche la letteratura giapponese sta guadagnando sempre più seguaci, non soltanto tra chi approfondisce questa materia durante gli studi universitari e tra gli appassionati del Paese del Sol Levante. 

 

Nomi come Natsume Sōseki, Murakami Haruki, Yoshimoto Banana suonano abbastanza familiari all’orecchio di lettori e lettrici, ma la ricca storia letteraria del Giappone ne contempla moltissimi altri. Parlarne in modo esaustivo e completo sarebbe impossibile, ma oggi vogliamo darti delle idee per scoprire più da vicino alcune opere classiche, dell’Otto-Novecento e contemporanee. 

 

* Gli autori giapponesi sono indicati con il cognome prima del nome, secondo l’uso della lingua.

 

Letteratura giapponese: libri per scoprire gli autori nipponici classici e contemporanei

Ogni letteratura è un vero e proprio universo popolato di generi e temi diversi, influenzato da fattori culturali, politici, sociali e storici. Nel caso del Giappone, troviamo, per esempio, la cultura cinese, il pensiero buddista, la lunga impermeabilità del paese all’elemento esterno, estraneo, ma anche la spinta alla modernità e il progresso tecnologico. Procediamo in ordine temporale, e iniziamo a scoprire alcune opere della letteratura giapponese proprio a partire da un testo fondamentale: “Genji monogatari” di Murasaki Shikibu.

 

Letteratura giapponese antica: da “Genji monogatari” a “Ricordi di un eremo”

Tradotto per la prima volta dal giapponese soltanto nel 2015 (la precedente edizione italiana era una traduzione dall’inglese), “La storia di Genji” di Murasaki Shikibu è il classico per eccellenza della letteratura nipponica. L’autrice era una dama di corte del periodo Heian (794-1185), un’epoca storica caratterizzata dalla raffinata produzione femminile. “La storia di Genji” o “Genji monogatari” (“monogatari” può essere tradotto come “racconto”) è stato scritto intorno all’anno Mille (la data ufficiale per l’anniversario è il 1008) e racconta la vicenda del principe Genji, figlio di un imperatore e della sua concubina preferita, che muore lasciandolo presto senza una madre. Cresciuto da un’altra concubina, Genji è protetto dal padre, che lo sottrae ai giochi di potere e alla probabile vendetta della sua vera moglie, escludendolo dalla linea di successione. L’opera, considerata il primo romanzo psicologico, sebbene molti esperti non siano d’accordo su questa attribuzione, segue Genji lungo il corso della sua vita, piena di avventure amorose. Egli è infatti un vero e proprio esempio di uomo ideale, che eccelle in tutte le attività ed è ammirato non soltanto dalle donne, nelle quali continuerà a cercare la madre perduta, ma da chiunque gli sia accanto. “La storia di Genji” ha ispirato una serie di rivisitazioni e trasposizioni, comprese alcune teatrali e nel manga. 
 

Sebbene questa sia l’opera più conosciuta di Murasaki Shikibu, l’autrice ha scritto anche molte poesie e un diario in cui racconta la sua esperienza alla corte, “Diario di Murasaki Shikibu”. Un altro filone molto praticato, all’epoca, era infatti proprio la diaristica femminile, di cui “Murasaki Shikibu nikki” rappresenta un ottimo esempio.
 

Libri e autori Giappone

Un’altra scrittrice del periodo Heian che ti consigliamo è Shōnagon Sei. “Note del guanciale” è la sua unica opera in prosa giunta fino a noi, in cui parla di aneddoti, persone, situazioni amorose e non, e qualunque altro evento abbia attirato la sua attenzione o suscitato riflessioni durante la vita a corte.

 

Alla fine del periodo Heian, il potere passò dalle mani dell’aristocrazia a quelle dei militari. Il periodo Kamakura-Muromachi (1185-1603) cominciò dopo una serie di rivolte e la guerra Genpei: non è un caso se uno dei generi più diffusi durante tutta la sua durata fu proprio il gunki monogatari, una categoria in cui rientrano i racconti di guerra. Tuttavia, la produzione letteraria toccò molti altri generi. Noi ti consigliamo, per esempio, “Ricordi di un eremo” di Kamo No Chōmei, che racconta la transizione tra i due periodi attraverso un’autobiografia in cui la vita personale condotta dall’autore dopo aver preso i voti si intreccia alle riflessioni su vecchi e nuovi valori, sulla consapevolezza dell’esistenza e della natura umana. 

 

Dalle soglie della modernità alla letteratura del Novecento

Il lasso temporale che va dal 1603 al 1868 è chiamato periodo Edo (o periodo Tokugawa): caratterizzato da maggiore stabilità politica, progresso e miglioramento delle condizioni economiche e di vita, vide crescere il tasso di alfabetizzazione. La letteratura, così, cominciò a slegarsi dalle corti e dall'aristocrazia, un clima in cui fiorirono tante produzioni diverse, dalla poesia al genere comico, alla satira. Ma la spinta poderosa verso la modernità arriva durante il periodo Meiji (1868-1912): tra i cambiamenti che modificano per sempre il Giappone, c’è anche la nascita del romanzo moderno. 

 

Proprio alla fine dell’era Meiji è ambientato “Io sono un gatto” di Natsume Sōseki, pubblicato nel 1905 e oggi apprezzato in tutto il mondo. Il protagonista è un gatto che vive nell’abitazione di un professore e non ha un nome, motivo per cui viene preso di mira dai suoi simili. “Senza nome”, come è chiamato, osserva il mondo che lo circonda, a partire dall’umano con cui condivide le giornate, riflettendo su ciò che sta accadendo in Giappone, e su come la classe intellettuale sembri, da un lato, ancora arroccata nelle vecchie posizioni, dall’altro invece voglia lanciarsi all’inseguimento di ciò che prospetta la modernità e le interazioni con gli altri paesi al di fuori dell’Asia.

 

Dello stesso autore ti consigliamo anche “Il cuore delle cose” (uscito nel 1914), che invece ripercorre proprio il momento storico immediatamente successivo alla morte dell’imperatore Meiji, nel 1912, e la fine dell’era omonima. 
 

Nato sul finire dell’Ottocento, Akutagawa Ryūnosuke ebbe una vita breve, segnata dalla malattia fisica e mentale. Considerato tra i più grandi autori giapponesi del Novecento, scrisse la sua prima opera a diciassette anni. Nel 1915 uscì invece “Rashōmon”, che puoi leggere nella raccolta “Rashōmon e altri racconti”. Portato sugli schermi dal regista Kurosawa nel 1950, “Rashōmon” vinse un Leone d’Oro e l’Oscar per la migliore pellicola straniera.
 

La letteratura giapponese del Novecento avrebbe bisogno di uno spazio a sé, ma abbiamo già sottolineato la nostra consapevolezza di non poter parlare di tutte le voci che le hanno dato vita e spessore, ognuna a suo modo, facendosi testimoni di un secolo e interpreti di un paese che non era più quello di una volta. Dai fasti dell’era imperiale non era trascorso molto tempo, ma intanto il Giappone aveva perso il secondo conflitto mondiale e aveva vissuto il trauma di un bombardamento nucleare. Una nazione che sarebbe cambiata ancora, diventando un gigante dell’economia mondiale.

 

Prima di passare agli autori più recenti, alcuni dei quali hanno iniziato a pubblicare alla fine degli anni Ottanta e Novanta, ecco qualche altro titolo da appuntare: 

letteratura giapponese contemporanea

La letteratura giapponese contemporanea

Veniamo allora a uno dei nomi più noti del panorama nipponico. Per qualcuno, Murakami Haruki è sinonimo di letteratura giapponese, ma c’è chi ritiene che sia sopravvalutato (come accade sempre, con i grandi personaggi). Murakami pubblica “Norwegian Wood. Tokyo Blues” nel 1987, un anno prima di “Kitchen” di Yoshimoto Banana. Si tratta di due tra i romanzi giapponesi contemporanei più conosciuti a livello mondiale, che fanno parte di una vasta produzione. 
Di Murakami ti consigliamo anche “Kafka sulla spiaggia”, la raccolta di racconti “Prima persona singolare”, il memoir “Abbandonare un gatto” e “L’arte di correre”, in cui l’autore racconta la sua passione per la corsa e la maratona, in particolare.

 

È del 1999 “Battle Royale” di Takami Kōshun, romanzo che ha ispirato film, manga e videogiochi omonimi. La trama è molto semplice, e altrettanto disturbante: una classe della scuola media Shiroiwa viene portata su un’isola, dalla quale soltanto una persona potrà uscire viva. Tutti dovranno lottare tra loro per la sopravvivenza e uccidere per non morire, un po’ come accade in “Hunger games”. 

 

Ed eccoci arrivati a una serie di titoli ancora più recenti, che spaziano dai racconti al giallo, con alcune novità pubblicate per la prima volta o tradotte in italiano proprio negli ultimi anni:


 

Che ne dici? Ti soddisfa questa immersione nella letteratura nipponica? Noi ci auguriamo di sì. Prima di salutarti, abbiamo però ancora due consigli per te e siamo certi che li accoglierai con piacere. Il primo riguarda i romanzi di Laura Imai Messina, scrittrice italiana che ha fatto del Giappone la sua casa ormai da molti anni. Da un lato, nei suoi libri, c’è lo sguardo attento e capace di cogliere ogni dettaglio, per restituirlo intatto al lettore; dall’altro, la curiosità di chi ama nel profondo i luoghi e i paesaggi che descrive. Il viaggio attraverso le stagioni di “Tokyo tutto l’anno” e la delicatezza di “Quel che affidiamo al vento” sono due libri perfetti per scoprire questa autrice. 

 

“Il primo incanto del Giappone è impalpabile e volatile come un profumo.” A scrivere queste parole è Lafcadio Hearn, conosciuto anche come Koizumo Yakumo, nome che assunse una volta naturalizzato. L’altro nostro consiglio per te, infatti, è proprio un breve libro di appunti e riflessioni di Hearn, “Il mio primo giorno in Giappone”. Criticato da diversi autori, tra cui George Orwell, nel corso del Novecento, la sua esperienza di vita in Giappone e la sua produzione letteraria, in particolare le raccolte di leggende e storie tradizionali, restano una testimonianza solida e duratura dell’entusiasmo che questo paese ha suscitato in lui, tanto da spingerlo a non tornare mai più negli Stati Uniti né in Europa.

 

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